Pastoralia – George Saunders

La seconda raccolta di racconti di Saunders, pubblicata nel 2001 dall’americana Riverhead Books e subito acquistata da Einaudi ma uscita ben presto fuori dal catalogo, è adesso riproposta da minimum fax, forte del successo di Dieci Dicembre, “la” raccolta che avuto un enorme successo in Italia e in patria, vincendo lo Story Prize e il Folio Prize.

Ambientati in un’America di periferia, i sei racconti si rivelano amari e cattivi nella misura23_saunders_pastoralia in cui testimoniano la povertà morale della società, analizzata fino al parossismo del surreale. Il taglio ironico e tagliente mette in luce la mediocrità di personaggi vuoti, pronti ad accogliere come asettici contenitori esperienze e proiezioni del lettore. Le situazioni rappresentate, a volte oniriche, a volte accidentali, inducono sistematicamente alla riflessione sull’abulia dell’uomo moderno. Il racconto emblematico in questo senso è “Il parrucchiere infelice”, in cui il protagonista (riconosciuto tramite una categoria lavorativa piuttosto che in una dimensione privata) si accontenta di saziare il proprio bisogno d’amore attraverso l’attività del fantasticare e non con la possibilità di concretizzare. Tutti i racconti, in un modo o in un altro, sono dunque la caustica apologia della realtà virtuale, in cui l’effimero trova spazio, sradicando valori ed esperienze.

I protagonisti non appaiono però degli inetti per predisposizione morale ma sono costretti da una società sempre più alienante: Pastoralia è un’efferata critica sociale, prima che un’analisi psicologica. E il surreale di questi racconti inquieta perché permeato da tutti gli spettri dell’Occidente: vanità, consumismo, precariato, qualunquismo, orrore per la decomposizione fisica post-mortem, autoritarismo, alienazione, impazienza nell’attesa.

Ammettiamolo, non sto mica tanto bene. Non è che me la passo proprio male. Non è che avrei davvero di che lamentarmi, e ammesso che ce l’avessi non è che effettivamente aprirei bocca. No. Questo perché́ Penso Positivo / Parlo Positivo. Sto a cuccia e aspetto che s’affacci qualcuno.

Il racconto che meglio illustra l’acume della penna di Saunders è Pastoralia, che dà il nome all’intera raccolta: in esso si raccontano gli avvenimenti di un uomo che, opportunamente travestito da uomo preistorico, lavora in un parco divertimenti dedicato alla Storia dell’Umanità. E’ costretto a grugnire, a scuoiare una capra viva ogni giorno, fingere di catturare insetti e ingerirli per il divertimento del pubblico pagante. La proibizione più importante è quella, orwelliana, di non parlare: sembra l’assunto per una nuova preistoria, in cui l’uomo è costretto a non avere voce.

In un clima del genere, che poco ha a che vedere con la distopia e che invece è limitrofo – fin troppo – alla nostra quotidianità, come risposta alla crisi morale e all’aridità di valori resta allora la pratica artistica della scrittura, con cui Saunders celebra il suo atto di fede totale, lasciando la sicurezza di un posto da ingegnere geofisico per iscriversi ad un master di scrittura creativa, e poi abbracciare una carriera splendente. Non resta che affidarsi alle sue lucide parole, consapevoli che la scommessa sull’arte vince. Sempre.

George Saunders, Pastoralia, pp. 153, minimum fax, 2014